Papa Francesco: impegno imprescindibile della Chiesa a salvare vite umane

19 Dicembre 2019 – Città del Vaticano – “Come possiamo non ascoltare il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono affrontare un mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di tortura e schiavitù ignobile? Come possiamo rimanere indifferenti di fronte agli abusi e alle violenze di cui sono vittime innocenti, lasciandoli alle mercé di trafficanti senza scrupoli? Come possiamo ‘passare oltre’, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano facendoci così responsabili della loro morte? La nostra ignavia è peccato!”.Papa Francesco, nella tarda mattinata di oggi, ha incontrato i rifugiati arrivati recentemente da Lesbo con i corridoi umanitari e ha fatto collocare una croce, con un giubbotto salvagente nell’accesso al Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere in ricordo dei migranti e dei rifugiati. E’ il giubbotto di un migrante morto durante la sua traversata per raggiungere l’Europa e che è stato consegnato al Papa. “Questo è il secondo giubbotto salvagente che ricevo in dono”, ha detto spiegando che il primo gli era stato regalato da un gruppo di soccorritori e apparteneva a una bambina morta. “L’ho donato poi ai due Sottosegretari della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale”: “ho detto loro: ‘Ecco la vostra missione!” sottolineando che con questo gesto ha voluto “significare l’imprescindibile impegno della Chiesa a salvare le vite dei migranti, per poi poterli accogliere, proteggere, promuovere ed integrare”. Il secondo giubbotto rappresenta “un’altra morte causata dall’ingiustizia. Già, perché è l’ingiustizia che costringe molti migranti a lasciare le loro terre. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e a subire abusi e torture nei campi di detenzione. È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare”.
I soccorritori “mi hanno raccontato come stiano imparando l’umanità dalle persone che riescono a salvare. Mi hanno rivelato come in ogni missione riscoprano la bellezza di essere un’unica grande famiglia umana, unita nella fraternità universale”, ha detto ancora il Papa che ha deciso di esporre questo giubbotto salvagente, “crocifisso” su questa croce, per “ricordarci che dobbiamo tenere aperti gli occhi, tenere aperto il cuore, per ricordare a tutti l’impegno inderogabile di salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti”.
Papa Francesco ha un’identità ringraziato il Signore “per tutti coloro che hanno deciso di non restare indifferenti e si prodigano a soccorrere il malcapitato, senza farsi troppe domande sul come o sul perché il povero mezzo morto sia finito sulla loro strada. Non è bloccando le loro imbarcazioni – ha quindi detto – che si risolve il problema. Bisogna impegnarsi seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, valutando e attuando tutte le soluzioni possibili. Bisogna denunciare e perseguire i trafficanti che sfruttano e maltrattano i migranti, senza timore di rivelare connivenze e complicità con le istituzioni. Bisogna mettere da parte gli interessi economici perché al centro ci sia la persona, ogni persona, la cui vita e dignità sono preziose agli occhi di Dio. Bisogna soccorrere e salvare, perché siamo tutti responsabili della vita del nostro prossimo, e il Signore ce ne chiederà conto al momento del giudizio”. (Raffaele Iaria)

 

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