Istat: retribuzioni molto più basse per i dipendenti nati all’estero

9 Dicembre 2019 – Roma – Nel 2017, il 17% circa delle posizioni lavorative è stato occupato da lavoratori nati all’estero, la maggior parte dei quali (71% circa) nata in paesi extra-europei. Il differenziale retributivo dei lavoratori nati all’estero rispetto a quelli nati in Italia è negativo e più ampio per i lavoratori nati nei paesi extra-europei (-13,2%) rispetto a quello dei lavoratori nati in paesi europei (-9,4%). E’ quanto emerge dal Report Istat sui differenziali retributivi nel nostro Paese.

Nelle posizioni lavorative occupate dalle persone nate all’estero, si legge nel Report diffuso oggi, la variabilità retributiva interna è più bassa di quella delle posizioni occupate da lavoratori nati in Italia. La differenza rispetto ai nati in Italia è più marcata con riferimento al livello retributivo del nono decile, ossia alla retribuzione percepita dal 10% delle posizioni lavorative con retribuzione oraria più elevata. A fronte di 21,93 euro orarie percepite dai nati in Italia, il nono decile fa registrare 15,08 euro per i nati fuori dall’Italia con un differenziale negativo pari al -31% circa. Il 10% delle posizioni occupate da lavoratori nati fuori dall’Italia con retribuzione più bassa (primo decile), invece, hanno una retribuzione oraria fino a euro 7,56 (e gli italiani fino a 8,17 con un differenziale pari al -7,5%). Per quanto riguarda le caratteristiche aziendali, i lavoratori nati all’estero, si legge ancora nel Report Istat,  sono più̀ concentrati in imprese che hanno la sede nel Nord-est (30,4% rispetto al 22,6% degli italiani) e nel Nord-ovest (34,0% rispetto al 30,8% dei nati in Italia); nelle imprese medio-piccole (fino a 49 dipendenti) e nei settori Attività di servizi di alloggio e ristorazione, e di Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese.

Relativamente alle caratteristiche del rapporto di lavoro e del lavoratore, rispetto alle posizioni lavorative occupate da lavoratori nati in Italia, quelle occupate da persone nate all’estero sono prevalentemente concentrate nella qualifica di operaio (85% circa rispetto al 57% dei nati in Italia), a bassa anzianità lavorativa ossia inferiore a 5 anni (81% rispetto al 63,6%), tra gli uomini (63,2% contro il 58,1%), prevalentemente con istruzione primaria e secondaria (istruzione terziaria per il 7,2% delle posizioni lavorative straniere versus il 14,6% circa degli italiani) e con meno di 49 anni. Inoltre per i nati fuori dall’Italia si ha una maggiore incidenza dei contratti a tempo determinato (45,2% rispetto al 32,4% degli italiani) e a tempo parziale (quasi 36% rispetto al 30,8%).

Per i lavoratori nati all’estero rispetto a quelli nati in Italia, il differenziale delle retribuzioni e la variabilità retributiva, sono più ridotti per le categorie con retribuzioni orarie più basse, in particolare per le femmine, i giovani, i lavoratori con contratto a tempo parziale o a tempo determinato e gli occupati in imprese di medio-piccole dimensioni. Relativamente all’input di lavoro, le ore retribuite sono sempre decisamente inferiori per i lavoratori nati all’estero rispetto a quelli nati in Italia.

Temi: