1 Dicembre 2019 – Città del Vaticano – Nella prima domenica di Avvento, che segna l’inizio del nuovo anno liturgico, Papa Francesco ha voluto celebrare una liturgia, nella Basilica di San Pietro in occasione del 25° anniversario della nascita della Cappellania Cattolica congolese di Roma.
“Siete venuti da lontano. Avete lasciato le vostre case, avete lasciato affetti e cose care”, ha detto loro il Papa nel corso dell’omelia: “giunti qui, avete trovato accoglienza insieme a difficoltà e imprevisti. Ma per Dio siete sempre invitati graditi. Per Lui non siamo mai estranei, ma figli attesi. E la Chiesa è la casa di Dio: qui, dunque, sentitevi sempre a casa”, l’invio del pontefice che riflette sulla tendenza delle società occidentali a chiudersi al prossimo, a ricercare solo il benessere per sé. “Il consumismo è un virus che intacca la fede alla radice, perche’ ti fa credere che la vita dipenda solo da quello che hai, e così ti dimentichi di Dio che ti viene incontro e di chi ti sta accanto. Il Signore viene, ma segui piuttosto gli appetiti che ti vengono”. Il Papa continua spiegando che la dove il “consumismo impera: quanta violenza, anche solo verbale, quanta rabbia e voglia di cercare un nemico a tutti i costi. Così, mentre il mondo è pieno di armi che provocano morti, non ci accorgiamo che continuiamo ad armare il cuore di rabbia”.
A salutare il papa sr. Rita Mboshu Kongo che ha voluto sottolineare come il Congo “è affetto dal cancro della guerra e dell’insicurezza, le cui vittime sono i poveri e innocenti, particolarmente le donne e i bambini”. La religiosa parla di “un genocidio che non si conosce, ma che denunciamo con forza e che si svolge in totale silenzio a livello globale. Non è
giusto, è offensivo nei nostri confronti. E’ assurdo per qualsiasi amico della vita e della pace. Vi chiediamo di continuare a pregare per il nostro Paese, considerando l’efficacia
della sua parola, e di sfidare tutte quelle grandi nazioni i cui leader sono senza cuore e che, per interessi economici e politici egoistici, continuano a fare del Congo una giungla dove tutti possono entrare e usarla, come fossero padroni”. (R.Iaria)