Parroco Lampedusa: “ancora morti annunciate e indifferenza. Aprire vie legali e sicure”

26 Novembre 2019 – Lampedusa – Ad accogliere i superstiti dell’ultimo naufragio sul molo Favarolo di Lampedusa c’era anche don Carmelo La Magra, il parroco della parrocchia San Gerlando dell’isola. “Siamo stati qualche ora, abbiamo portato acqua e coperte termiche”, racconta al Sir. “Avevano bevuto tantissima acqua salata, tremavano di freddo”. Il parroco è riuscito a parlare con una ragazza tunisina che non trovava più i genitori. E con un uomo libico con un bambino che cercava la moglie. “All’inizio erano pieni di speranza perché vedevano arrivare le motovedette dei soccorsi – ricorda -. Erano convinti che presto sarebbero sbarcati anche i propri cari. Invece non c’erano. E’ subentrata la disperazione”. Non è facile rivivere ogni volta scene del genere. “Per me vuol dire toccare con mano le ferite dei poveri, di persone che avevano un sogno”, confida. “Ma significa anche vedere con i propri occhi gli effetti concreti delle politiche di chiusura dell’Europa: non vuole riconoscere che il cammino dei popoli non si può fermare”. Don Carmelo si rende anche conto che “quando i naufragi sono molto ravvicinati nessuno ne parla, non interessa più nessuno”. Di solito i corpi non vengono sepolti nel piccolo cimitero di Lampedusa per motivi di spazio. Si chiede la disponibilità ad altri comuni dell’agrigentino, dove spesso vengono celebrati anche i funerali. La parrocchia, se possibile, propone un momento di preghiera, chiedendo ai familiari delle vittime se vogliono partecipare. “Anche se c’è meno clamore la gente continua ad arrivare e a morire – sottolinea il parroco di Lampedusa -. Finché non sarà permesso di viaggiare in sicurezza ed entrare in Europa attraverso vie legali. Le persone non dovrebbero essere su un barcone ma su aereo”. “Invece – prosegue – le partenze non si sono mai interrotte. Partono sempre, anche d’inverno. Magari prendono il largo con il tempo bello, poi quando arrivano qui peggiora”. “Sono morti annunciate”, conclude, lanciando l’ennesimo, instancabile appello: “Aprire vie legali e sicure”.

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