Unhcr: in Italia 732 apolidi e 15mila invisibili senza scuola né medico

13 Novembre 2019 – Roma – In Italia sono 732 gli apolidi riconosciuti ma la stima delle presenze reali, proprio per la difficoltà di individuarli, oscilla tra le 3.000 e le 15 mila persone, provenienti per lo più dalla ex Jugoslavia e arrivate nel nostro Paese quando erano molto giovani oppure nate qui. Ma soprattutto ci vuole tantissimo tempo per ottenere questo status in Italia: è il caso di Dari, 28 anni, che l’ha avuto dopo ben 13 anni di attesa. È quanto emerge dal nuovo report dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur). Si tratta di una condizione, denuncia l’Acnur, che viola i diritti umani e riguarda almeno 3,9 milioni di apolidi noti nel mondo, ma si stima che il numero reale sia molto più elevato, attorno ai 10 milioni, anche perché le statistiche sull’apolidia sono disponibili solo per un terzo degli Stati a livello globale. Sono persone che non hanno accesso ai diritti fondamentali: non possono andare a scuola, essere visitati da un medico, avere un lavoro, aprire un conto in banca, comprare una casa e nemmeno sposarsi. Questo perché l’apolide non viene considerato cittadino da nessuno Stato e, di conseguenza, non viene riconosciuto il diritto fondamentale alla nazionalità, né assicurato il godimento dei diritti ad essa correlati contribuendo così a rendere invisibili individui e intere comunità e a emarginarli dal resto della società. “Le persone apolidi non chiedono altro che gli stessi diritti di cui godono tutti i cittadini” commenta Roland Schilling, Rappresentante Regionale Unhcr per il Sud Europa che raccomanda all’Italia che le procedure di riconoscimento dello status di apolidia “siano più accessibili, efficaci e rapide” e che le persone apolidi possano essere riconosciute cittadini italiani alla nascita visto che “di fatto la legge italiana già prevede questo diritto” ma nella prassi ciò non accade.

 

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