Migrantes Modena-Nonatola e Carpi: presentato il “quali bilancio” di un decennio

18 Ottobre 2019 – Modena – Un breve opuscolo, alcune pagine, quante storie. In questi giorni è stato dato alle stampe e distribuito un testo dal titolo “2009- 2019 Quasi un bilancio”, a cura degli uffici Migrantes della Diocesi di Carpi e della Diocesi di Modena-Nonantola.

La pubblicazione cade proprio nel momento in cui viene data pastoralmente da parte del Vescovo Erio Castellucci, Amministratore apostolico della Diocesi di Carpi, l’indicazione di procedere con una collaborazione la più stretta possibile tra i due uffici, indicazione concretizzata anche dalla nomina propria di questi giorni di don Graziano Gavioli quale assistente ecclesiastico unico, cui facciamo gli auguri fraterni di benvenuto.

La redazione era ovviamente iniziata, oseremmo dire quasi profeticamente, molti mesi fa. Quasi profeticamente, ma anche molto oggettivamente. Infatti, il percorso delle due Migrantes si sviluppa parallelamente e fraternamente, attraverso una interazione, un sostegno, uno scambio fraterno fatto di amicizia, relazioni e condivisioni, lungo tutti gli ultimi dieci anni.

A partire dal momento in cui si parte con la nomina nel 2009 del primo direttore, per la Diocesi di Modena, don Giuliano Barattini, da poco scomparso, allora parroco di Spezzano e proveniente da una lunga esperienza in Brasile, sacerdote fidei donum, nella Diocesi di Goias.

Don Giuliano per Modena, insieme al diacono Stefano Croci di Carpi, partecipano ad un corso per nuovi direttori Migrantes a Roma nel giugno di quell’anno.

A Modena la Migrantes si costituirà formalmente già nell’autunno del 2009, coinvolgendo persone sensibili o con esperienza e i cappellani delle comunità straniere immigrate di fede cattolica ed ortodossa allora presenti in diocesi, allargando appunto anche al referente di Carpi, Stefano Croci, il quale già attivo da diversi anni, tra le altre, nella pastorale rivolta ai sinti, darà vita nel 2011 alla Migrantes di Carpi.

Dal 2009 ad oggi, dunque, quasi un bilancio. E scorrendo le pagine dell’opuscolo, ci si può rendere

conto di diversi aspetti di quest’ambito pastorale. In particolare, si può comprendere, a grandi linee, il percorso che la Chiesa italiana e quella locale hanno fatto e stanno facendo nella maturazione della consapevolezza dell’importanza del tema delle migrazioni, anche di fronte al suo evolversi.

A partire dalla presa d’atto che l’impatto dell’emigrazione di fine Ottocento e inizio Novecento ebbe nel nostro paese, spingendo la Chiesa ad istituire la giornata mondiale, la più antica ricorrenza “tematica” nella Chiesa Cattolica, indetta per la prima volta nel 1914 e celebrata da poco, l’ultima domenica di settembre, anche quest’anno, come da allora ogni anno. Passando nel 1965, per l’istituzione della Commissione Episcopale per l’Emigrazione e l’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana (UCEI), organo della allora neonata Conferenza Episcopale Italiana per arrivare nel 1987 al confluire di tutte le diverse competenze circa la mobilità nella Fondazione Migrantes e giungere, come detto, poi nel tempo alla formalizzazione anche a livello locale delle relative articolazioni.

Inoltre, con la lettura dell’opuscolo, si ha contezza anche, nelle sue linee principali, dell’approccio pastorale nei confronti delle migrazioni maturato nel tempo a livello locale, con, in particolare, la consapevolezza di dover affrontare il tema dell’immigrazione non solo (e non tanto) in termini socio-assistenziali, ma, per quanto attiene allo specifico delle Migrantes, in termini pastorali, ossia di accompagnamento alla vita religiosa, e inoltre di diffusione di un atteggiamento positivo e costruttivo nella società in merito a tale tema (v. anche Evangelii Gaudium, 200).

Nasce da questo, tra le altre iniziative, a Carpi la pastorale verso i Sinti e a Modena l’intuizione di celebrazioni nella lingua madre per diverse comunità straniere, al fine di favorire la partecipazione in particolare all’Eucaristia.

E dalle pagine, come dicevamo all’inizio, emergono tante storie, sia di chi si è impegnato pastoralmente, Vescovi, parroci, diaconi, laici, come una “minoranza creativa e operosa”, citando la bella e suggestiva immagine che don Erio Castellucci ci ha suggerito nella sua lettera pastorale di questi giorni, e sia le storie di chi ha vissuto da migrante questa pastorale, come Obeng Boateng, che dice: “Nel momento in cui sono arrivato [a Modena] ero smarrito. Non avevo un alloggio, un lavoro, la famiglia lontano, non conoscevo nessuno e tanto meno la lingua e le leggi di questo paese. Spingevamo una bicicletta su cui c’era tutto il nostro avere; passando davanti ad una chiesa vedemmo una grande scritta ‘Santa Maria, madre di Dio, prega per noi’. Era un segno di Dio, ci fermammo e parlammo con il cappellano e lui e una catechista si impegnarono per la nostra preparazione al battesimo”. Oggi, grazie all’incontro con quegli operatori pastorali, e ai frutti

spirituali che quell’azione ha portato, è diacono e referente della Comunità Ghanese.

Un breve opuscolo, dunque, alcune pagine, ma quante storie, in queste pagine, per una storia, quelle delle due Migrantes, che, fiduciosi nella grazia di Dio, intendono proseguire, oggi ancora più strettamente insieme.

Chi volesse richiederne una copia può scrivere a info.migrantescarpi@gmail. Com (Uff. Migrantes Diocesana Carpi)

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