Arezzo: integrazione e lavoro per 80 migranti

8 Agosto 2019 – Arezzo – Lavoro e formazione come vie per favorire l’integrazione. L’accoglienza dei migranti ha bisogno di concretezza. E la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha scelto di declinare fra aziende e aule la cultura dell’incontro cara a papa Francesco. È nato così il progetto “Immigrarezzo” che ha come obiettivo quello di «sostenere e promuovere la piena integrazione degli straniere presenti nel territorio», afferma Andrea Dalla Verde, vice direttore della Caritas diocesana che ha realizzato l’iniziativa. In un anno sono stati 80 i migranti incontrati. A sette di loro alcune imprese “amiche” hanno stipulato un contratto grazie alla segnalazione della Caritas diretta da don Giuliano Francioli. Sul fronte formativo, invece, sono state 15 le persone che hanno avuto la possibilità di frequentare corsi professionali e ottenere un attestato. «Abbiamo creato – sottolinea Dalla Verde – un sistema innovativo che ha portato la Caritas a confrontarsi direttamente con le aziende e con le agenzie formative professionali.

In pratica, abbiamo applicato l’indicazione di essere “Chiesa in uscita”. Invece di realizzare percorsi con i nostri organismi, abbiamo deciso di operare in rete prevedendo contributi per abbassare il costo del lavoro e il pagamento dei corsi».

Il progetto rientra nell’ambito della campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. E, su impulso dell’arcivescovo Riccardo Fontana, è stata già lanciata una “fase 2” che si articolerà in più ambiti. Oltre al lavoro e alla formazione, sono previsti servizi di prossimità per i richiedenti protezione che non sono più legati allo Stato italiano. «Così vogliamo dimostrare che attraverso un’accoglienza finalizzata alla piena inclusione sociale si possono raggiungere ottimi risultati », chiarisce Dalla Verde. Poi nel centro di ascolto della Caritas ad Arezzo saranno coinvolte alcune religiose straniere nei servizi per le famiglie di migranti e verrà attivato un percorso di osservazione domiciliare e di tutela per le donne e i bambini arrivati da oltre confine. Infine sarà promosso una sorta di gemellaggio con le diocesi di altri continenti: in particolare, sono in agenda scambi con Chiese del Medio Oriente e dell’Africa per «un’analisi pastorale, sociale e progettuale sui temi dei flussi migratori, della tratta, della guerra e dei problemi ambientali», conclude il vice direttore. (Giacomo Gambassi – Avvenire)

 

 

Temi: