Mons. Staglianò: l’amore più forte delle manette

25 Luglio 2019 – Milano – Le suore, preti e laici che la polizia americana ha arrestato nei giorni scorsi per essersi riuniti a Washington, per opporsi, pregando il Rosario, al trattamento “inumano” inflitto dall’amministrazione di Donald Trump ai bambini immigrati al confine tra gli Usa e Messico “sapevano di correre questo rischio ma a volte, come in questo caso, si arriva al momento in cui l’indignazione nei confronti del degrado umano che attraverso le leggi dello Stato viene perpetrato su esseri umani innocenti deve indurre i cattolici a dare testimonianza della propria fede anche rischiando il carcere”. A scriverlo è il vescovo di Noto e delegato della Conferenza Episcopale della Sicilia per le Migrazioni, Mons. Antonio Staglianò –  in un commento apparso oggi sulle pagine di Famiglia Cristiana ricordando che è quello che è accaduto agli inizi del cristianesimo quando per predicare Gesù Cristo gli apostoli “venivano incarcerati e trascinati davanti ai tribunali affermando che il loro compito era obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Quando il bambino non è rispettato e viene trattato da criminale per la sola ragione di essere migrante – scrive Mons. Staglianò – o viene ucciso nel grembo, vuol dire che il degrado umano è arrivato al massimo della sua espressione”. Per il presule siciliano queste persone hanno “compiuto un gesto spirituale e mistico, qual è la preghiera, che è valso il carcere. In questo modo hanno dimostrato concretamente che la fede cristiana non è qualcosa di intimistico ma ha una grande rilevanza pubblica. Bisogna creare coordinate culturali perché certi gesti possano essere compresi e giustificati e questi religiosi e uomini di buona volontà con la loro protesta mite lo hanno fatto. Non hanno annacquato il cristianesimo e hanno resistito all’inumanità che le politiche migratorie sovraniste della chiusura dei confini e dell’innalzamento dei muri stanno creando in tutto il mondo”. La testimonianza di Gesù – prosegue Mons. Staglianò dalle pagine del settimanale dei Paolini –  è stata quella di un amore sconfinato che ha corso scientemente il rischio di consegnarsi alla legge per essere condannato a morte, così mostrando l’amore vero, l’unico capace di custodire l’umanità tra gli uomini”.

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