88 giorni nelle farm australiane: il dovere di comprendere i giovani che partono e che ritornano

8 Luglio 2019 – Roma – La maggior parte dei ragazzi che abbiamo conosciuto dall’altra parte del mondo torneranno in Italia perché, oltre alle restrittive regole migratorie australiane che ne limitano il flusso, vogliono dare una “seconda possibilità” al loro paese. Nelle interviste pubblicate nel volume “88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio”, promosso dalla Fondazione Migrantes  emerge l’amore per l’Italia e dopo questa esperienza si sentono, e sono, più maturi, più capaci, più motivati. I ragazzi che tornano hanno grandi potenzialità e vogliono spendere qui in Italia ciò che hanno imparato.

Le testimonianze presenti in questo volume sono preziose perché ci rivelano chiaramente cosa i giovani vorrebbero dall’Italia e ci fanno capire in che cosa bisogna investire: nella meritocrazia; nella valorizzazione dell’ambiente naturale; nella necessaria integrazione delle diversità; nel riconoscimento lavorativo dei giovani in un’ottica di apertura alle proposte sperimentali. Non è vero che vogliono un posto di lavoro sicuro, vogliono la sicurezza di un lavoro. Non un impiego da difendere a tutti i costi perché terrorizzati dal perderlo, ma la possibilità di licenziarsi senza timore perché di sicuro ci sono altre possibilità.

Uno degli obiettivi della ricerca è di comprendere questi giovani per poterli aiutare a costruire un futuro migliore, per capire cosa li spinge a partire e per creare le condizioni perché queste partenze non siano più necessarie.

C’è un elemento fondamentale che accomuna i ragazzi che sono partiti per un’esperienza all’estero e quelli che sono rimasti qua: tutti vogliono un’Italia migliore. I giovani che abbiamo conosciuto sono pronti a spendersi per realizzarla e ci auguriamo che il loro entusiasmo e la loro motivazione diventino contagiosi per tutta la “generazione millennials”.

Molti giovani rientrano spesso in Italia con maggiore motivazione ed entusiasmo. Sono pronti a impegnarsi, a dare il meglio di sé e noi abbiamo il dovere di provare a comprenderli.

 

 

 

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