Papa Francesco: la Chiesa osserva con “preoccupazione” il riemergere di correnti aggressive verso gli stranieri

2 Maggio 2019 – Città del Vaticano – “La Chiesa osserva con preoccupazione il riemergere, un po’ dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati, come pure quel crescente nazionalismo che tralascia il bene comune”.
Papa Francesco lo ha ribadito questa mattina durante l’udienza concessa alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali guidata da Stefano Zamagni. Tema della plenaria che si concluderà domani, è “Nazione, Stato e Stato-Nazione”. Per il pontefice “si rischia di compromettere forme già consolidate di cooperazione internazionale, si insidiano gli scopi delle Organizzazioni internazionali come spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi su un piano di reciproco rispetto, e si ostacola il conseguimento degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile approvati all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015”. Per Papa Francesco “il modo in cui una nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l’umanità”. Ogni persona umana è “membro dell’umanità e ha la stessa dignità”, aggiungendo che quando una persona o una famiglia “costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità”. Il pontefice ha quindi ricordato che “i nostri obblighi verso i migranti si articolano attorno a quattro verbi delineati anche nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2018, accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Il migrante, ha quindi aggiunto – “non è una minaccia alla cultura, ai costumi e ai valori della nazione che accoglie. Anche lui ha un dovere, quello di integrarsi nella nazione che lo riceve”. “Integrare, ha quindi spiegato, non vuol dire assimilare, ma condividere il genere di vita della sua nuova patria, pur rimanendo sé stesso come persona, portatore di una propria vicenda biografica”. In questo modo, il migrante “potrà presentarsi ed essere riconosciuto come un’opportunità per arricchire il popolo che lo integra”. In quest’ottica “è compito dell’autorità pubblica proteggere i migranti e regolare con la virtù della prudenza i flussi migratori, come pure promuovere l’accoglienza in modo che le popolazioni locali siano formate e incoraggiate a partecipare consapevolmente al processo integrativo dei migranti che vengono accolti”. “Anche la questione migratoria, che è un dato permanente della storia umana, ravviva la riflessione sulla natura dello Stato nazionale”, ha quindi detto papa Francesco, secondo il quale “tutte le nazioni sono frutto dell’integrazione di ondate successive di persone o di gruppi di migranti e tendono ad essere immagini della diversità dell’umanità pur essendo unite da valori, risorse culturali comuni e sani costumi”. “Lo Stato nazionale non può essere considerato come un assoluto, come un’isola rispetto al contesto circostante”: “nell’attuale situazione di globalizzazione non solo dell’economia ma anche degli scambi tecnologici e culturali, lo Stato nazionale non è più in grado di procurare da solo il bene comune alle sue popolazioni. Il bene comune è diventato mondiale e le nazioni devono associarsi per il proprio beneficio. Quando un bene comune sopranazionale è chiaramente identificato, occorre un’apposita autorità legalmente e concordemente costituita capace di agevolare la sua attuazione. Pensiamo alle grandi sfide contemporanee del cambiamento climatico, delle nuove schiavitù e della pace”. “Mentre, secondo il principio di sussidiarietà, alle singole nazioni dev’essere riconosciuta la facoltà di operare per quanto esse possono raggiungere – ha spiegato Francesco – d’altra parte, gruppi di nazioni vicine – come è già il caso – possono rafforzare la propria cooperazione attribuendo l’esercizio di alcune funzioni e servizi ad istituzioni intergovernative che gestiscano i loro interessi comuni”. Di qui l’auspicio che “non si perda in Europa la consapevolezza dei benefici apportati da questo cammino di avvicinamento e concordia tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra”. (R.Iaria)

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